– Perché avete deciso di intraprendere questa esperienza? Da dove proviene la vostra passione per il vino? Quali sono le origini della vostra azienda?
La nostra storia vinicola inizia solo recentemente, al termine del 2020, ma la passione per questo lavoro è da ricercare molto tempo prima: Antonio è il viticoltore di famiglia, mestiere tramandato dal padre Aldo. Già a 19 anni, dopo la leva militare, affittava il suo primo vigneto nella zona “Casedda” a San Pietro Vernotico. La sua attività, come quella di tanti viticoltori del territorio, si è orientata sulla coltivazione e vendita di uve a cantine/aziende terze. Nel 2020, con la forza e la determinazione dei figli Aldo, Gianmarco e Pierfrancesco, nasce l’idea di dare una forma a questa vocazione, la forma di una bottiglia.
– Cosa significa per voi gestire un’azienda come la vostra?
Tenute Invidia è una piccola e giovane realtà a conduzione familiare del panorama vinicolo salentino, incentrata sui concetti di famiglia e tradizione. Questo vuol dire che noi, a differenza di altre aziende più grandi e conosciute della zona, dobbiamo quotidianamente metterci in gioco, far conoscere i nostri prodotti, il nostro lavoro, la nostra filosofia. Per questo motivo, gestire una giovane azienda familiare vuol dire sacrificio, metterci personalmente la faccia, riuscire ad intravedere opportunità di crescita e aree di miglioramento, essere attenti e scrupolosi nelle spese senza intaccare la qualità dei prodotti, saper trasmettere al consumatore finale la nostra passione e le nostre competenze. Queste sono le nostre sfide quotidiane e gli stimoli che ci piacciono.
– Come nasce il vostro vino? Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
I nostri vini nascono innanzitutto dalla consapevolezza di voler promuovere il nostro territorio, la sua storia e la sua tradizione. Questo si riflette in tutti gli aspetti della produzione: alcuni esempi sono le tecniche di allevamento dei nostri vigneti autoctoni (il cordone speronato ma soprattutto i nostri alberelli con più di 50 anni di età, il nostro fiore all’occhiello), la vendemmia condotta manualmente, le tecniche di vinificazione come ad esempio avviene per il nostro rosato, con la classica macerazione su bucce per poche ore.
– Quali sono secondo voi le caratteristiche principali dei vostri vini?
I nostri vini si caratterizzano principalmente per essere gentili, identificativi e comunicativi. Gentili perché sono pensati per essere degustati da tutti e in tutti i momenti del quotidiano. Identificativi perché vogliono racchiudere un territorio nel calice e portare immaginariamente il consumatore in Puglia. Comunicativi perché vogliono essere un mezzo con cui veicolare racconti, storie e ricordi.
– Qual è il futuro della vostra cantina? Avete già dei progetti in mente?
Ci siamo buttati a capofitto in questa avventura nel 2020, alle porte di quello che è stato un periodo molto difficile per tutta la filiera e per tutte le aziende del territorio. 1000 bottiglie hanno rappresentato il nostro punto di partenza per il futuro, il nostro scrigno, la nostra scommessa. A distanza di poco più di due anni, la nostra produzione è aumentata e oggi siamo molto ottimisti sul futuro della nostra azienda, un’azienda che vuole restare giovane, incentrata sul concetto di famiglia e tradizione, strizzando l’occhio alla crescita, magari con la realizzazione nel medio termine di una nuova cantina che possa meglio accogliere visitatori e tutti coloro che vogliono conoscere più da vicino la nostra piccola ma appassionata realtà.
– Quali sono le sensazioni che volete trasmettere ai consumatori attraverso le vostre etichette?
Come per tutte le altre attività della nostra azienda, anche lo studio delle nostre etichette è prettamente a conduzione familiare, pensate insieme in momenti di vita quotidiana, e caratterizzate in particolar modo da identità e semplicità. Identità perché vogliono innanzitutto raccontare il nostro paese, storie di popoli e ricordi più intimi. Semplici perché parlano della semplicità di un’idea di famiglia.
– Quali sono per voi le tre regole d’oro per un buon vino?
La prima regola che seguiamo nel pensare e realizzare i nostri vini è la dedizione. Essendo una piccola realtà a conduzione familiare cerchiamo di trasmettere in prima persona la nostra passione e, per questo, vogliamo che i nostri vini siano sinonimi di gioia, distrazione e convivialità. La seconda regola è la comunicazione perché per noi il vino deve veicolare una storia, un ricordo, deve essere identificativo. L’ultima regola, ma non meno importante, è l’equilibrio, inteso come l’armonia tra tradizione e innovazione.
– Se dovesse scegliere due parole chiave per descrivere i vostri prodotti, quali sarebbero?
Il primo aggettivo che meglio descrive i nostri vini è COMUNICATIVO, perché non abbiamo mai concepito i nostri prodotti solo come vini di qualità ma soprattutto come un mezzo per raccontare la nostra terra e la nostra famiglia.
La seconda parola è TRADIZIONALE perché seguiamo innovativamente la tradizione nella conduzione dei nostri vigneti, nelle pratiche di vendemmia e nella vinificazione. Per questo motivo i nostri prodotti sono profondamente legati alle radici di questo territorio.
– Qual è il vostro rapporto con il territorio?
Il territorio è uno degli elementi che rappresenta il file rouge dei nostri vini, insieme alla famiglia e alla tradizione locale. Difatti le nostre attuali etichette sono dei vini ottenuti da vitigni autoctoni della nostra zona, vini che per noi rappresentano il mezzo con cui raccontare posti, storie, aneddoti e tradizioni del territorio, in particolar modo quelle del nostro paese San Pietro Vernotico a cui siamo fortemente radicati.
– Come si posiziona oggi il vostro vino? Siete più orientati al mercato nazionale o a quello internazionale?
I nostri vini sono studiati e pensati come un ritratto di famiglia, per far conoscere storie, luoghi e tradizioni familiari e locali. Per questo motivo, i nostri prodotti sono prima di tutto indirizzati a tutti coloro che, nel mercato nazionale, vogliono sapere di più e far parte della nostra famiglia, piccole enoteche, wine-bar, ristoranti e tutte quelle attività desiderose di conoscere prodotti nuovi, con piccole ma interessanti produzioni. Nell’ultimo periodo abbiamo allargato il nostro orizzonte anche al mercato europeo dove, in maniera al momento ancora limitata, cerchiamo di farci conoscere. Chissà, magari in un futuro prossimo avremo la forza di affacciarci anche al mercato internazionale.
– Perchè un consumatore dovrebbe scegliere i vostri vini? E chi è il vostro target di riferimento?
Non abbiamo un target di riferimento preciso, il nostro consumatore modello (generalmente enoteche, winebar, ristoranti, piccoli importatori) è colui che è interessato a giovani aziende emergenti che interpretano la tradizione per fare piccole produzioni di qualità. Sceglierci vuol dire entrare nella nostra famiglia, nel nostro lavoro quotidiano e conoscere il nostro paese attraverso i nostri occhi e le nostre etichette.
– Qual è secondo voi l’etichetta che più rappresenta la vostra azienda? E perchè?
PERFUGIO è sicuramente l’etichetta che rappresenta maggiormente la nostra azienda. A differenza di altre aree geografiche italiane e similmente a molte aziende del Salento, noi concepiamo il rosato (in particolar modo quello ottenuto dal vitigno principe della zona, il Negroamaro) non come un vino qualsiasi ma come il vino dei nostri antenati.
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