– Quali sono le peculiarità e le caratteristiche più significative della tua produzione?
Ci troviamo nel versante nord dell’area Etna Doc, luogo in cui si è sempre praticata la viticoltura e in cui, purtroppo, dopo l’arrivo della fillossera i terreni sono stati abbandonati. Dopo l’acquisto della Tenuta negli anni 90, che si estende su 90HA, nel 2015 abbiamo iniziato un arduo lavoro di reimpianto delle viti, cercando di restituire a quel luogo la sua originaria vocazione. Ad oggi, abbiamo una superficie vitata di 22 HA con l’obiettivo di raggiungere i 30 nei prossimi 5 anni. Rispettiamo la natura e le tradizioni del luogo, ed eseguendo gran parte delle lavorazioni a mano coltiviamo solo le varietà indigene rappresentative del territorio Etna.
– Perchè hai deciso di partecipare a BWS e cosa ti aspetti da questa esperienza?
Dal 2019 prende il via la distribuzione dei nostri vini e stiamo cercando di allargare la nostra rete vendite. Crediamo che BWS possa essere un’ottima vetrina per far conoscere a buyer professionisti e wine lovers i nostri prodotti
– Quali sono i punti di forza che ritroviamo nei vini/negli spirits della tua azienda valorizzate dal tuo territorio?
I nostri vini raccontano il territorio in tutte le sue sfaccettature. Ogni annata ha la sua identità, questo perché siamo convinti che il vino si faccia in vigna e non in cantina. I nostri vini infatti subiscono delle lavorazioni piuttosto semplici in cantina, preferiamo la maturazione in acciaio a quella in legno per tutti i vini ad esclusione dei rossi che richiedono un passaggio in legno per amplificarne la struttura.
– Raccontaci del nuovo progetto a cui state lavorando.
All’interno della nostra Tenuta vi è un Palmento di fine ‘800 dove si trova l’area un tempo adibita alla vinificazione, oggi in fase di ristrutturazione con un progetto che preservando il patrimonio dell’Etna, restituirà un museo didattico affiancato da un’area dedicata alle degustazioni e agli eventi. Apriremo le porte entro l’estate 2024.
– Quali strumenti utilizzi per promuovere e distribuire i tuoi prodotti?
Stiamo costruendo una rete vendita ad oggi composta da agenti di vendita e piccoli distributori.
– In quali regioni italiane e in quali nazioni possiamo trovare le tue etichette?
La nostra terra (Sicilia) è il primo luogo in cui abbiamo iniziato la commercializzazione ed in cui abbiamo una massiccia presenza. Abbiamo sviluppato una ottima rete di vendita sul territorio laziale ed in Europa ci troviamo in Francia, Finlandia e Svizzera
– Qual è la filosofia e la mission della tua azienda?
La nostra mission è continuare a produrre vini che raccontino il territorio e trovare partner con cui portare avanti il nostro progetto di Famiglia. Le aziende che scelgono di collaborare con noi non vengono da noi identificate come clienti ma come parte integrante del progetto, d’altronde il vino per noi è un prodotto emozionale, che deve raccontare una storia, non sono solo numeri!
– Come descriveresti l’annata 2023?
Da dimenticare ma allo stesso tempo da cui imparare! Non si finisce mai di imparare a conoscere il clima e gli imprevisti, purtroppo abbiamo avuto delle perdite importanti dovute all’arrivo della peronospora, intorno al 70%. Dopo il confronto con altri produttori del territorio abbiamo appreso che parte di essi hanno avuto il nostro stesso risultato a differenza di altri che invece sono riusciti a portare a casa un’ottima resa. Possiamo fare di più insomma, anche in annate non particolarmente favorevoli.
– Descrivici il profilo del tuo consumatore tipo e qual è l’etichetta più apprezzata da questa categoria di clienti.
I nostri vini rientrano in un range di prezzo medio alto. Ad oggi, il bianco è il nostro best seller.
– Da dove provengono i nomi delle tue etichette e a cosa si ispirano le immagini presenti su di esse?
Riporto qui la storia della collaborazione tra la nostra Famiglia e Sdrina (anch’egli parte della famiglia)
Sandra, me le fai le etichette? Quando me le fai le etichette?
È iniziata così, 6 anni fa, la collaborazione tra Sandra Virlinzi in arte Sdrina e Tenuta Ferrata. A capo dell’azienda c’era già lo zio Oreste, un imprenditore dotato di grinta propulsiva, impaziente di imbottigliare la prima annata del vino prodotto alle pendici dell’Etna, nella zona Doc. Sapeva che lei disegnava, che aveva forza comunicativa e uno stile fresco e spontaneo, questo gli bastava per affidarle l’avvio dell’intera comunicazione. Sdrina in verità aveva alle spalle un percorso artistico iniziato a Milano nel ’95 con il gruppo di pittori Ultrapop, il primo gruppo artistico new-pop italiano. Negli anni aveva accumulato partecipazioni a molte mostre e sperimentato in arte applicata di ogni genere: illustrazione, grafica, animazione, ceramica e performance dal vivo ma mai aveva progettato etichette per il vino. Il disciplinare dell’Etna impone linee guida definite che vanno seguite e rispettate con attenzione, un lavoro di precisione.
Il nome dell’azienda non c’era ancora, non si sapeva bene cosa si sarebbe imbottigliato e quando ma Oreste, all’età di appena 87 anni spingeva, bisognava darsi da fare. Fù così che Sandra conobbe quel territorio eccezionale e soprattutto le persone che ci lavoravano. C’era tanto da sapere e da raccontare; quella lingua di terra parlava di sé e della sua strepitosa varietà; la palpitante natura di cui era composta stava per dare i suoi frutti, gli ettari vitati si moltiplicavano e di lì a poco Tenuta Ferrata avrebbe fatto parte dei produttori di vino dell’Etna.
I muri a secco che si estendono lungo i percorsi tra le colline, i piani e gli avvallamenti che delimitano i vigneti di Castiglione di Sicilia resettano le menti intasate dal caos metropolitano. Nel terreno si possono ammirare numerosi ruderi, il pozzo e l’antico palmento che è situato in prossimità dei binari della Circumetnea. Inaugurata nel 1895 per collegare il porto di Catania ai principali centri etnei, quella linea ferroviaria poteva essere uno spunto interessante infatti la Tenuta si chiamerà Ferrata, il none conciliava bene con l’impresa di famiglia e la sua storia alle origini. Osservando il cuore della montagna vista dall’alto, così, Sdrina per rappresentarla disegna una serie di anelli concentrici un po’ irregolari e ne mette in mezzo due per indicare i binari, sono il tragitto della ferrovia che come una cintura abbraccia la forma del vulcano.
Non si sapeva ancora dove andasse quel treno ma sembrava procedere nella direzione giusta.
Dopo un intenso periodo di ricerca nel settore del mondo del vino, tra contenuti, stili e iconografia anteriore, consapevole di dover trovare un identità forte, Sandra propone le etichette annata zero per Tenuta Ferrata.
Prende spunto, per il Rosato, dall’affascinante dimora che risiede su una lieve, ma ben esposta collina della tenuta, il cosiddetto Castello. Per il Bianco affida invece il ruolo principale al treno, che passa tranquillo e sinuoso in mezzo ai vigneti. Si parte!
Per iniziare con cautela S illustra le etichette con due semplici disegni tracciati in nero e li mette in risalto con un solo colore, diverso per ognuna; una striscia che solletica l’immagine. Sfiora la carta il dito intinto come si fa con il vino dietro le orecchie per ingraziarsi la buona sorte.
Di lí a poco bisognava progettare nuove etichette, e la proprietà desiderava dei nomi da abbinare alle immagini. ll primo dei tre arrivò da sè, letteralmente caduto dal cielo. Erano giorni in cui la collera dell’Etna stava dando spettacolo, piovevano dalla montagna, fin giù in città, delle pietrine nere e porose grandi quanto monete, erano lapilli. Sembrò di ricevere una benedizione e con un sentimento di purezza nel cuore a Sdrina venne di associare il nome Cielo Ceneris, poi Ceneris, al Bianco Etna Doc di Tenuta Ferrata.
Punta Drago arrivò dalla ricerca dei nomi delle contrade della zona, combinate con quello della bestia favolosa presente nelle mitologie di quasi tutte le civiltà, ci pareva che un drago si accompagnasse bene al contesto dell’Etna Rosso Doc, un vino forte, come il vulcano che respira. Infine Cimè, per il Rosato, è arrivato così, un suono vivace e semplice che viene dalla parola ‘cimento’ troncata. Cimentarsi, provare, era proprio quello che stavamo facendo. Le tre etichette sono state tutte dipinte a tempera su carta, la tecnica preferita di Sandra, poi rielaborate in digitale con alcuni ritocchi alla tavoletta grafica per ritornare infine sulla carta.
Per noi queste immagini rappresentano l’inizio del dialogo con il pubblico, la nostra prima vera esposizione. Siamo fieri di come illustrano, nei pochi centimetri quadrati disponibili, tutta l’armonia ed il carattere che desideriamo esprimere. Il vino, un po’ come l’arte, ha bisogno di mondi che s’incontrano.
Qualche anno dopo, per proseguire con il resto della linea, Sandra ha scelto d’ispirarsi alla cinematografia dei miti dell’Etna. Le due nuove etichette accompagnano il Bianco ed il Rosso di fascia alta, con la voglia di raccontare come si vive ai piedi di un vulcano, tra le vigne, gli odori della sua terra e le sue storie che tanto ci appassionano. Tra le pellicole ambientate nei pressi dell’Etna, a cui fa riferimento, S trova intriganti due storie in particolare: Vendetta di Fuoco, film melodrammatico girato nel ‘59 che parla di violente passioni e che si conclude con un duello in mezzo alle rocce incandescenti e la Storia di una capinera, adattamento cinematografico del racconto di Verga, ambientato nel 1845. Due storie agli antipodi, due facce dello stesso luogo a confronto per narrare le avventure e gli struggimenti di chi arriva da antichissime culture e tradizioni.
Per il Bianco riserva torna quindi il rimando alla purezza: una ragazza è costretta a farsi monaca. Venirappresenta la capinera e sceglie l’immagine fragile e spaurita dell’uccellino, appoggiato su un ramo, che indossa il cappello per proteggersi dal sole.
Frevi, il Rosso riserva mette presenta un’abbraccio intimo e ravvicinato di una coppia focosa che nella storia del film alimenterà rimorsi e rancori. S per divertimento si avvicina ai personaggi tanto da sentirne quasi il respiro e si diverte a dare un aspetto all’immagine quasi in stile cinema di Bollywood. E’ davvero appassionante soffermarsi sui temi sentimentali e i tormenti universali.
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