– Perchè avete deciso di intraprendere questa esperienza? Da dove proviene la vostra passione per il distillato? Quali sono le origini della vostra azienda?
Spirito del Farmacista parte da un’intuizione del Dr Sandro Bason nel vedere nella propria professione un’evoluzione nell’ambito degli spirits nel 2017 anche per mettere in pratica alcuni sogni nel cassetto come la realizzazione dell’Amaro 3,14 frutto di un’antica, ma perfezionata ricetta che lo ha portato a vincere l’oro all’IWSC di Londra 2019. La collaborazione in tempi recenti con Matteo Capellaro, Sommelier ed esperto del canale Ho.re.ca., ha portato il già premiato Gin A Boh ad avere un’impostazione più secca e più in linea con palati sempre più esigenti.
– Cosa significa per voi gestire un’azienda come la vostra?
La gestione della nuova azienda è una vera e propria sfida, il 2023 è in pratica il nostro anno zero e vogliamo arrivare a cento rapidamente e con entusiasmo.
– Come nasce il vostro distillato? Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
I nostri, per ora, due distillati sono nati nel laboratorio della farmacia con pazienti esperimenti e prove. Poi per l’ingegnerizzazione del processo produttivo ci siamo affidati a un vero maestro della liquoristica: Alessandro Carlassare di Genziana Distillati in provincia di Treviso, che produce piccoli lotti in maniera assolutamente artigianale per ottenere un altissimo livello qualitativo.
– Quali sono secondo voi le caratteristiche principali dei vostri distillati?
La produzione viene curata nel minimo dettaglio in nome della qualità. Chi ci sceglie sa che assaporerà qualità ed equilibrio.
– Qual è il futuro della vostra distilleria? Avete già dei progetti in mente?
Non ci si ferma arriverà una tonica e forse un nuovo prodotto che abbiamo in lavorazione da un po’. Finger crossed!!!
– Quali sono le sensazioni che volete trasmettere ai consumatori attraverso le vostre etichette?
I nostri consumatori oltre ad assaporare degli ottimi distillati godranno anche di emozioni positive grazie alla musica accordata a 432 Hertz a cui sottoponiamo i nostri liquori durante il periodo di stoccaggio. Siamo probabilmente i primi al mondo a fare questo in ambito liquoristico. Anche la musica è di nostra ideazione e produzione. E’ il nostro ingrediente magico che rende i nostri prodotti non più buoni, già lo sono, ma migliori. Il nostro motto è che i nostri distillati sono musica per il palato.
– Qual è il vostro rapporto con il territorio?
Diciamo che la nostra è stata un’idea partorita dai nostri rispettivi ambiti empirici e di studio; il territorio ci ha fatto da cassa di risonanza e ci ha fornito i primi feedback. Abbiamo molti fans e questo ci fa andare avanti!
– Come si posiziona oggi il vostro distillato? Siete più orientati al mercato nazionale o a quello internazionale?
Al momento è un orientamento più nazionale ma abbiamo in campo diversi progetti ambiziosi tra cui l’export verso il Regno Unito. Siamo profondamente convinti che il
nostro gin possa avere un posizionamento solido nei pub londinesi. In fondo è un classico, non abbiamo distorto la ricetta, è ginepro!
– Perché un consumatore dovrebbe scegliere i vostri distillati? E chi è il vostro target di riferimento?
Sicuramente un target abituato a bere cocktail di razza, penso a un Martini Dry o al più sdoganato Gin Fizz. Il nostro gin inoltre si può anche consumare liscio con non
poca soddisfazione.
– Qual è secondo voi l’etichetta che più rappresenta la vostra azienda? E perchè?
Hanno entrambe una storia profondamente diversa, difficile scegliere da una parte un gin enfant terrible e dall’altra un professore degli spirits che con la sua delicata
armonia può fondersi in un drink miscelato oppure regalare belle emozioni in un fine pasto.
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