La famiglia Marion si prende cura dei vigneti de La Jara sin dal lontano 1891. L’amore per la terra e per i suoi frutti si è tramandato di generazione in generazione ed oggi è portato avanti da Massimo e Paolo Marion, che dal 1999 dirigono con rinnovato slancio l’azienda. Massimo ha portato in azienda il suo carattere innovativo, rivoluzionando completamente le tecniche di lavorazione e passando ad un’agricoltura completamente biologica. Il terroir dei vigneti de La Jara si contraddistingue per un carattere unico: il suolo è costituito da sassi bianchi e calcarei levigati del fiume Piave, che accumulano calore durante il giorno per restituirlo lentamente di notte. È grazie a questa singolare conformazione del terreno che l’uva regala profumi freschi e varietali, che nel vino si traducono in un bouquet complesso e vario di profumi fruttati e floreali. Dedizione, passione e abilità tecnica, nati da anni di esperienza: questo è ciò che è necessario per coltivare un terreno unico come questo. L’obiettivo è quello di ottenere un vino biologico in cui il rispetto della terra e della natura si manifesta in sapori e profumi autentici.
– Da dove proviene la scelta del nome della vostra azienda? Il vostro logo ha un significato in particolare?
Il nome “La Jara” proviene dal dialetto della nostra zona, significa “la ghiaia”. Il termine si riferisce ai sassi bianchi che si trovano in grandi quantità sulle rive del Piave, dove si trovano i nostri vigneti. Questi sassi sono parte integrante del nostro terroir, e conferiscono ai nostri vini l’intensità e la sapidità che li caratterizzano. Il logo è stato disegnato riflettendo specularmente le iniziali delle 2 parole che compongono il nome dell’azienda (LJ).
– Quali sono le origini dell’azienda, e quale è stato il vostro percorso che vi ha portato a dove siete ora?
L’azienda è a gestione familiare, alla terza generazione di produttori. Massimo, il titolare, oltre 20 anni fa ha ereditato i vigneti dal papà Bruno, che ancora lavora tutti i giorni instancabilmente in vigna. All’epoca il biologico non era ancora popolare e largamente praticato come metodo di produzione, ma visti i danni ambientali causati dal metodo convenzionale, Massimo ha deciso già all’epoca di praticare l’agricoltura biologica. All’inizio Massimo non aveva mezzi per produrre vino, non aveva una cantina, e l’ufficio da cui Le sto scrivendo era una stalla con mucche e cavalli. Ha iniziato con la vendita di uva ai produttori nostri vicini, con i soldi guadagnati ha acquistato i macchinari per la vinificazione, dopodiché ha iniziato a vendere vino sfuso, i cui proventi delle vendite sono stati tutti investiti nell’azienda, che oggi esporta in oltre 20 paesi sparsi in tutto il mondo oltre 1 milione di bottiglie di vino biologico, utilizzando strumentazione all’avanguardia per la produzione in vigneto e per la vinificazione in cantina. I nostri vigneti sono tutti certificati bio dal 1999. Ad oggi gestiamo circa 60 ettari di vigneto qui nella nostra zona.
– Quali sono le caratteristiche di unicità che contraddistinguono i vostri prodotti?
Tutti i vini sono certificati bio, e vengono prodotti con metodi e tecnologie all’avanguardia. Tutta la produzione è gestita internamente dal nostro staff, dalla cura dei vigneti, alla vinificazione, per finire con l’imbottigliamento e la vendita. L’alta qualità della nostra produzione è certificata dal grande numero di riconoscimenti che otteniamo ogni anno in degustazioni di spessore a livello internazionale. A livello qualitativo, i nostri spumanti sono caratterizzati da un perlage finissimo, da grande freschezza, e da un ottimo equilibrio, sostenuto anche dalla buona acidità e dalla sapidità tipiche dei vini delle nostre zone. Da qualche anno stiamo lavorando anche ad un progetto con un amico e collega abruzzese, che si è concretizzato in Nectar, un vino rosso di pregio, che ha già ricevuto un punteggio altissimo in una recensione di Luca Maroni.
– Se doveste raccontare i vostri vini a chi non li ha mai assaggiati, come li descrivereste?
Vivaci, freschi, beverini, lunghi, pieni, di carattere, e, a seconda del vino, strutturati.
– Qual è il consumatore tipo di riferimento della vostra azienda? A chi si rivolge il vostro vino?
Chi si rivolge a noi cerca un prodotto sano, di alta qualità, da consumare tutti i giorni, o in occasioni speciali.
– Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
La tecnologia impiegata durante il processo di vinificazione di tutti i nostri vini è importantissima, ma c’è sempre uno sguardo alla tradizione in tanti dei lavori che si fanno, specialmente in vigneto.
– Quali sono i canali di vendita utilizzate per raggiungere i vostri clienti? Quali strategie avete adottato in questo momento di emergenza sanitaria?
Da sempre troviamo difficoltà a far apprezzare i vini biologici ai consumatori italiani, che spesso nutrono un certo riserbo per questa categoria, per cui ci siamo concentrati sui mercati esteri, dove invece il biologico è molto apprezzato. Durante il 2020, anche all’estero la ristorazione ha subito un duro colpo in seguito all’emergenza sanitaria, e i nostri vini vengono consumati principalmente nel canale HoReCa, ma fortunatamente non abbiamo mai smesso di lavorare grazie ai nostri partner che sfruttano i canali telematici e la grande distribuzione per la vendita dei nostri vini.
– Organizzate visite in cantina per appassionati? Se sì, cosa prevedono?
Certo, potete venire a trovarci in cantina dal lunedì al venerdì, dalle 8:30 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 18:30 ed anche il sabato mattina dalla 8:30 alle 12:30. Offriamo la degustazione gratuita di 4 dei nostri vini, che potete anche acquistare presso il nostro wine shop. Inoltre, dalla cantina è visibile anche uno dei nostri vigneti. Appena l’emergenza sanitaria terminerà, contiamo di iniziare a proporre una serie di eventi per l’accoglienza dei visitatori.
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