Il Quercetto è un’azienda biologica familiare da tre generazioni. Fino all’ingresso in azienda di Michele, la produzione era rivolta soprattutto al conferimento di vino sfuso, mentre successivamente, consci della qualità del vino, si comincio’ a imbottigliare. L’ingresso di Michele in azienda non è stato scontato: nonostante la lunga tradizione familiare non è voleva proprio sapere delle sue terre, ma dopo diversi anni lontano dalle vigne all’improvviso se ne innamorò e da allora non le ha più lasciate. Il nome deriva dal fatto che in questa zona c’erano boschi di querce. Il quercetto, la cui parola d’ordine è rispetto e sostenibilità, ha preservato parte del bosco, che vive integrato insieme alle vigne. Ad oggi l’azienda conduce 10 ettari di vigne a Pollutri, fra la Majella ed il mare, circondate da boschi di querce (ecco il perché del nome). Quello che contraddistingue i nostri vini sono longevità e mineralita’.
– Da dove proviene la scelta del nome della vostra azienda? Il vostro logo ha un significato in particolare?
Dove ora ci sono le vigne, fin dall’antichità c’era un vasto bosco di querce, tanto che i Longobardi si insediarono in questo borgo e ne fecero un importante avamposto, proprio per la grande presenza di legno. Il forte legame che ci lega alla Natura non poteva non comparire nel nostro logo e nel nostro nome e non potevamo non preservare questo grande dono. Infatti nella nostra proprietà, buona parte del terreno è rimasto destinato a bosco: grande microregolatore del clima ed importante per la naturale lotta integrata agli insetti nocivi per la vigna, che ci consente di ridurre al minimo gli interventi in campo.
– Quali sono le origini dell’azienda, e quale è stato il vostro percorso che vi ha portato a dove siete ora?
Viste le favorevoli condizioni pedoclimatiche, a Pollutri coltivare la vigna è quasi una tradizione familiare ed anche la nostra famiglia produce vino da diverse generazioni. Fino ad una decina di anni fa, però, lo vendevamo solo sfuso. Con l’ingresso in azienda di Michele, che ha compreso le grandi potenzialità del nostro vino, abbiamo cominciato ad imbottigliarlo e siamo contenti che sia apprezzato anche da un pubblico sempre più vasto.
– Quali sono le caratteristiche di unicità che contraddistinguono i vostri prodotti?
Il nostro vino è unico perché unica è la virtuosa relazione che lega vitigno, vignaiolo e condizioni pedoclimatiche, in una sola parola: terroir. Come abbiamo appena detto, abbiamo la fortuna di avere di fronte a noi il mare, che mitiga il clima e ci manda le sue brezze ed alle spalle la Majella, che ci protegge dai venti freddi continentali e da cui scendono fresche correnti d’aria che favoriscono l’escursione termica in estate. Inoltre, il terreno è calcareo-argilloso, con presenza di sabbia e quindi perfetto per la coltivazione dei vitigni autoctoni, che preserviamo. Noi ci mettiamo il nostro rispetto per la Natura, che assecondiamo – uno dei tanti aspetti è quello di essere certificati biologici -, e la nostra passione per la viticoltura, che è tradizione – non dimenticando mai gli insegnamenti preziosi dei nostri avi -, ed uno sguardo al futuro, cercando di migliorarci sempre di più.
– Se doveste raccontare i vostri vini a chi non li ha mai assaggiati, come li descrivereste?
Innanzitutto, li accomuna il fatto di essere tutti biologici. Inoltre, sia il Pecorino che il Montepulciano, sono minerali e longevi: il primo, un vino bianco, non viene mai messo in commercio prima di due anni dalla vendemmia! Il Montepulciano, invece, affina per 3 anni in barriques, prima di riposare un altro anno in bottiglia. Col passare del tempo acquisiscono complessità e sentori nuovi, a riprova che il vino è materia viva. Non potremmo non raccontare del nostro pupillo, Scjore, che si chiama così in onore al nonno (in dialetto pollutrese appunto “scjore”), che ci ha consegnato la ricetta del vino cotto, un prodotto tipico dell’Abruzzo e del Marche. Il nostro è un blend di 7 vitigni, che affinano per 7 anni in botti di castagno, prima di regalarci un vino da degustare insieme a formaggi erborinati o a dolci, anche a base di cioccolato.
– Qual è il consumatore tipo di riferimento della vostra azienda? A chi si rivolge il vostro vino?
Il nostro vino è per tutti, sia per coloro che vogliono gustare un buon vino di grande bevibilità, sia per i più consapevoli, che hanno anche una certa sensibilità ambientale, fino agli esperti, che ne apprezzano molto la grande personalità (complessità e mineralità, insieme all’elegante bevibilità li rendono unici) e la capacità di evolvere.
– Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
Il bagaglio di esperienze di chi ci ha preceduto sono gran parte delle fondamenta su cui si posa la nostra conoscenza e quindi sarebbe scelerato rinnegarle. Al contempo sarebbe controproducente non fruire dei frutti del progresso, laddove progresso sia sinonimo di miglioramento della qualità della vita per tutti.
Un aspetto non rinnega l’altro ed i migliori risultati si ottengono facendo dialogare tradizione ed innovazione
– Quali sono i canali di vendita utilizzate per raggiungere i vostri clienti? Quali strategie avete adottato in questo momento di emergenza sanitaria?
Cerchiamo di avere un rapporto il più diretto possibile con i nostri clienti: è la fortuna di essere una cantina di piccole dimensioni. Riteniamo il rapporto diretto essenziale, perché il vino non è solo succo d’uva fermentato, ma il frutto del terroir, che va raccontato. La situazione attuale ha cambiato parecchio le relazioni e quindi anche le nostre strategie si sono dovute adeguare al nostro scenario: abbiamo utilizzato molto le nuove tecnologie per promuovere e far conoscere i nostri vini
– Organizzate visite in cantina per appassionati? Se sì, cosa prevedono?
Certamente! Siamo ben lieti che le persone vengano a conoscere da cosa si origina il nostro vino: la nostra Terra, le nostre uve e noi!. Un giro in vigna è d’obbligo, per vedere le barbatelle piantate da poco a fianco delle vigne nodose ed ampie di 70 anni. In seguito facciamo visitare la cantina, coi silos in acciaio, le barriques e le botti di castagno, prima di una degustazione dei nostri vini, spesso guidata dalla nostra strategy manager e sommelier.
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