– Quali sono le peculiarità e le caratteristiche più significative della tua produzione?
Un filo rosso tiene insieme tutti i nostri vini: dal Nero di Velluto al Vegamaro, dal Cuccimannè Verdeca al Rosarò: l’eccezionale bevibilità e la franchezza. Vini che rispettano il territorio, vini riconoscibili.
– Perchè hai deciso di partecipare a BWS e cosa ti aspetti da questa esperienza?
Siamo continuamente alla ricerca di nuove opportunità di incontro con chi il vino vuole proporlo e raccontarlo in maniera diretta e nuova. Le grandi fiere le frequentiamo ma per certi aspetti riteniamo siano anche dispersive. BWS è la prima volta che la facciamo e spero ci dia l’opportunità di incontrare interesse negli operatori e consumatori della Lombardia e delle regioni limitrofe.
– Raccontaci del nuovo progetto a cui state lavorando.
“Benbevuti in Puglia” è un progetto concepito dieci anni fa ma che dal 2022 ha iniziato a concretizzarsi realmente: è una sorta di “enoturismo on demand” che vede protagonista la nostra cantina nel campo dell’accoglienza e del turismo esperienziale a tutto tondo. Quindi non solo la degustazione delle nostre migliori etichette, ma anche la possibilità offerta ai turisti di tutto il mondo di sporcarsi mani e piedi nelle nostre vigne dalla pota fino alla vendemmia.
– Come è nata la tua passione per questo settore?
La mia è una famiglia di vignaioli da generazioni, come tante nel nord Salento. Il palmento di famiglia che profumava di mosto, la vinaccia calda appena tolta dal torchio e stretta tra le mani, sono ricordi indelebili che mi porto sin dall’infanzia. Ma la mia prima passione era un’altra: volevo fare il giornalista e in effetti, per certi versi, lo sono a metà. Infatti, a diciannove anni ero già iscritto come giornalista pubblicista all’ordine di Puglia e Basilicata. Poi l’università in una delle città con la più alta concentrazione di grandi giornali come Milano avrebbe facilitato, secondo i miei progetti, la scalata verso il professionismo. La laurea in Bocconi però, bloccò definitivamente ogni mia aspirazione in quel senso e il richiamo della vigna fu fortissimo ed esclusivo. Adesso, assieme alle tante incombenze che mi vedono impegnato in cantina faccio anche, è una battuta chiaramente, il “direttore” dell’ufficio stampa di Feudi di Guagnano.
– In quali regioni italiane e in quali nazioni possiamo trovare le tue etichette?
Siamo presenti, un po’ a “macchia di leopardo”, in diverse regioni italiane come all’estero. In Europa molto di più che negli USA, di questi tempi diremmo fortunatamente, ma anche in Cina e nell’Estremo Oriente.
– Qual è la filosofia e la mission delle tua azienda?
Tutto ebbe inizio nel 2002: bisognava salvare dall’abbandono e dall’avanzata selvaggia dei campi fotovoltaici alcune vigne di negroamaro e primitivo avute in eredità. Sarebbe stato semplice e profittevole vendere o estirpare quelle vigne, ma tutto prese una piega diversa. Cinque amici decisero di scommettere su quel progetto, ambizioso e incredibile allo stesso tempo. Dopo 23 anni dalla fondazione, a portare avanti l’originaria missione e tante altre sfide enologiche sono Gianvito Rizzo, Carlo Maci e Franco Maldarelli.
– Come descriveresti l’annata 2024?
L’annata 2024 nel Salento è stata caratterizzata da condizioni climatiche molto particolari dovute al cambiamento climatico in atto. In particolare abbiamo avuto un inverno mite e una primavera calda con temperature superiori alla media e un conseguente anticipo della vendemmia. Le uve sono state sane e complesse aromaticamente dando vini strutturati ma allo stesso tempo fini.
– Da dove provengono i nomi delle tue etichette e a cosa si ispirano le immagini presenti su di esse?
Alcune etichette, come Il Cupone o Le Camarde prendono il nome dalla contrada in cui insistono le vigne, altre invece raccontano delle vere e proprie storie. L’origine del nome Nero di Velluto per esempio, trova la fonte ispiratrice in un articolo del 1918 dal titolo “La Vendemmia nel Salento”, pubblicato sulla rivista milanese “Varietas”, a firma del fotografo e giornalista salentino Giuseppe Palumbo. Questo articolo, capitato fortuitamente tra le tante “scartoffie” depositate nella nostra cantina, riporta in un passo la seguente scritta: “…Ed a piè di ogni vite tutto è diventato nero di velluto, tutto è maturo, deliziosamente profumato”.
– Quali sono i premi e i riconoscimenti che la tua azienda ha ricevuto nel corso degli anni?
Numerosi sono stati i riconoscimenti e i premi ricevuti da alcuni dei nostri vini. Ci piace a tal proposito menzionare il Nero di Velluto Negroamaro Salento IGP che ha ricevuto per nove anni consecutivi i 5 grappoli Bibenda e per il secondo anno le 4 viti AIS. Il Rosarò Salice Salentino Rosato Negroamaro DOP nel 2018 è stato premiato come miglior rosato d’Italia al festival Authoctona e nel 2024 ha ricevuto le 4 viti AIS.
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