– Perchè avete deciso di intraprendere questa esperienza? Da dove proviene la vostra passione per il vino? Quali sono le origini della vostra azienda?
Esattamente cento anni fa mio nonno Pippo emigrò in America. Una dei tanti italiani costretto a emigrare dalla propria nazione, ma portava con sé , dentro quella valigia di cartone, portava il sogno di tornare e realizzare la propria azienda agricola. Così è stato. Dopo cento anni noi continuiamo a lavorare i suoi vitigni e siamo nel suo casale, dove sorgerà la nostra cantina.
– Cosa significa per voi gestire un’azienda come la vostra?
Significa prendere per mano il passato e proiettarlo nel futuro. Mio nonno andò in America, ora è il suo vino a raggiungere l’altro continente.
– Come nasce il vostro vino? Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
La nostra scelta è il biologico, e stiamo lavorando per approdare al biodinamico, che realizziamo con tecniche tradizionali in vigna, a partire dalla raccolta e dalla potatura a mano. Nel processo di trasformazione utilizziamo il migliore processo tecnologico orientato alla sostenibilità. L’obbiettivo è di essere alleati con la natura, anche con le più moderne tecnologie.
– Quali sono secondo voi le caratteristiche principali dei vostri vini?
I nostri vitigni, che vanno da duecento a quattrocento metri sul livello del mare, sono all’interno di una collina protetta, a pochi chilometri dall’Adriatico ed a pochi dalla Majella. La collina diventa il luogo degli incontri di venti e profumi e noi cerchiamo di trasferirli nel nostro vino, non nascondiamo profumi e sapori.
– Qual è il futuro della vostra cantina? Avete già dei progetti in mente?
Stiamo lavorando su porgenti di internazionalizzazione ed intese con gli importatori favorendo la nascita di joint venture che possano meglio penetrare i mercati. In Italia la nostra attenzione è nel circuito Ho.Re.Ca. Siamo lavorando sul casale, immerso nei nostri vigneti, con l’obbiettivo di vivere l’esperienza del vino direttamente ed accogliere delegazioni estere.
– Quali sono le sensazioni che volete trasmettere ai consumatori attraverso le vostre etichette?
Abbiamo lavorato molto sulle etichette affidandoci ad un designer straordinario. Il vino è sorpresa e ricordo. La memoria di ciò che hai bevuto deriva non solo dall’esperienza del gusto e dell’olfatto, ma quando riesci a fissare l’emozione dell’immagine. Ogni etichetta ha una storia da raccontare e ti fa compagnia.
– Quali sono per voi le tre regole d’oro per un buon vino?
Verità, sostenibilità, tradizione.
Un vino deve essere vero, deve evitare la finzione, ma presentarsi esattamente per ciò che è in grado di esprimere il vitigno. Deve essere sostenibile, cioè stabilire un patto di lealtà con il consumatore che può compiere una scelta consapevole di consumo. Deve conservare la tradizione, che non nega la innovazione, ma la preserva.
– Qual è il vostro rapporto con il territorio?
Abbiamo la fortuna di vivere e lavorare in un’area fortemente vocata alla viticoltura. Non c’è una famiglia che non abbia un picco o grande appezzamento di terreno. Noi siamo alleati con lor, in una filiera virtuosa, per condurre i terreni secondo un comune obiettivo, valorizzare il loro lavoro in bottiglia.
– Come si posiziona oggi il vostro vino? Siete più orientati al mercato nazionale o a quello internazionale?
Il mercato prevalente è quello internazionale, come detto, stiamo mettendo in campo collaborazioni e progetti anche di investimento all’estro sulla distribuzione. Sul mercato italiano ci affacciamo nel circuito Horeca, molto complesso ma anche appassionante.
– Perchè un consumatore dovrebbe scegliere i vostri vini? E chi è il vostro target di riferimento?
Ci rivolgiamo ai consumatori che sempre di più chiedono un prodotto leale con l’ambiente, sostenibile. Da qui la nostra scelta di campo sul biologico e biodinamico. Riusciamo garantire un ottimo rapporto qualità/prezzo, che può consentire l’esperienza del vino dal ristornate a casa.
– Qual è secondo voi l’etichetta che più rappresenta la vostra azienda? E perchè?
Primatus, rosso da uve appassite. Un trionfo di colore e sapore, una esperienza da vivere, un vino che ti fa compagnia, che ti diventa amico. L’appassimento avviene in vigna, procediamo prima alla potatura e lasciamo i grappoli appesi ad appassire. Raccogliamo a fine novembre, a volte all’inizio di dicembre. L’uva perde circa il 40/50% del suo peso, il clima fresco consente la conservazione, il risultato è veramente straordinario.
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