Corte Canella è una famiglia che si è messa in gioco per imbottigliare entusiasmo e passione. L’azienda è nata “nei giorni d’oggi”; nel 2009 inizia la storia della cantina ed ogni giorno se ne scrive un pezzo nuovo. Nati per l’entusiasmo di papà Francesco, accompagnato da una famiglia tutta al femminile, hanno voluto dare un nome a quel lavoro tanto amato e fatto con passione. L’obiettivo dell’azienda è quello di produrre un vino che lasci il segno. Un vino buono lo si costruisce iniziando da un’uva sana e controllata, motivo per cui la famiglia tiene particolarmente a seguire lo sviluppo della vigna in ogni suo passo, giorno dopo giorno. Il lavoro inizia a circa 200 metri s.l.m., dove vengono coltivati circa 19 ettari di vigneto. Unito poi ad una cantina all’avanguardia, si può monitorare con estrema precisione ogni passaggio che porta l’uva ad essere vino. Nati con l’agricoltura nel sangue, uno stile di vita legato alle tradizioni ed il desiderio di conoscere quanto la vite possa dare, oltre un semplice grappolo, si definiscono come l’equilibrio tra passato e futuro.
– Da dove proviene la scelta del nome della vostra azienda? Il vostro logo ha un significato in particolare?
Per noi, “a casa” è il posto più bello del mondo. Volevamo un nome che ci riportasse sempre al luogo dove tutto è partito. Canella è il nome della nostra via. Il logo invece è una foto della nostra cantina, resa stilizzata, con un filare di vigne.
– Quali sono le origini dell’azienda, e quale è stato il vostro percorso che vi ha portato a dove siete ora?
Siamo un’azienda giovane, nata appena 11 anni fa. Il nostro percorso è un percorso che pone le basi nell’entusiasmo, nella voglia di creare qualcosa che faccia star bene il cuore.
– Quali sono le caratteristiche di unicità che contraddistinguono i vostri prodotti?
La nostra è una produzione molto piccola, in cui curiamo davvero ogni singolo dettaglio. Crediamo la differenza la fanno le persone, anche nella creazione dei vini.
– Se doveste raccontare i vostri vini a chi non li ha mai assaggiati, come li descrivereste?
Li definirei come vini che difficilmente si dimenticano. Sono vini che travolgono, in tutti i sensi.
– Qual è il consumatore tipo di riferimento della vostra azienda? A chi si rivolge il vostro vino?
Credo fortemente che non esista un consumatore ideale. Ma se dovessi sceglierne uno, direi che sia quello che si ferma ad ascoltare la nostra storia. I vini non sono “per tutti”. Nel senso che, nel nostro caso, non sono vini immediati. Vanno raccontati e capiti. Se si comprende il percorso che c’è dietro, allora si è un vino per tutti.
– Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
Siamo per lo più tradizionali, ma abbiamo introdotto negli ultimi anni l’uso di una lama per togliere le erbe nell’interfila, e ci stiamo oriendando sull’uso del sovescio come concimazione più rispettosa.
– Quali sono i canali di vendita utilizzate per raggiungere i vostri clienti? Quali strategie avete adottato in questo momento di emergenza sanitaria?
Sicuramente la comunicazione attiva attraverso i social.
– Organizzate visite in cantina per appassionati? Se sì, cosa prevedono?
Sì, certamente. Sono visite organizzate su prenotazione. Si possono strutturare sulla base delle necessità del singolo cliente. Solitamente consistono nella visita della struttura, della zona legni, e la degustazione dei vini con abbinamenti di prodotti tipici locali come salumi e formaggi.
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