– Perché avete deciso di intraprendere questa esperienza? Da dove proviene la vostra passione per il vino? Quali sono le origini della vostra azienda?
Cantina Rapinzeri è il coronamento di un sogno che ha accomunato quattro generazioni, dal mio bisnonno a mio nonno a mio padre ed oggi io, una giovane donna che ha abbracciato con fervore il mondo del vino approcciandosi agli studi universitari in Viticoltura ed Enologia. La passione per il vino è così da sempre il filo conduttore che ha profondamente legato la nostra famiglia e i nostri intenti. In origine, circa 70 anni fa il mio bisnonno estirpò le piantagioni di cotone dai terreni che coltivava da tempo per impiantarvi i vigneti; Vigneti che furono poi coltivati da mio nonno fino agli anni 2000 quando mio padre decise di sostituire le varietà di uva presenti con le attuali, con l’obiettivo di sfruttare al meglio le caratteristiche pregevoli che offre il nostro territorio.
– Quali sono secondo voi le caratteristiche principali dei vostri vini?
Le peculiarità altimetriche e la natura gessosa dei suoli che accolgono le nostre viti contribuiscono all’unicità dei vini Rapinzeri. Il filo rosso comune dei nostri vini è infatti la freschezza, la presenza acida e la pulizia olfattiva protagonisti di ogni nostra bottiglia, divenendo facilmente riconoscibili dal consumatore.
– Qual è il futuro della vostra cantina? Avete già dei progetti in mente?
Il futuro della cantina prevede la completa conversione al biologico, e all’ecosostenibilità in generale, obiettivi perseguiti già da anni attraverso l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, di prodotti ammessi nell’agricoltura biologica e la scelta di pochi e mirati interventi sia in vigna che in cantina per garantire al consumatore finale vini di qualità.
Un progetto in atto già da quest’anno è quello di dedicarci all’offerta per i nostri visitatori di esperienze sensoriali, attraverso la degustazione dei nostri vini, la possibilità di prendere parte ad un giorno di vendemmia e/o fare un’escursione a cavallo lungo i filari di vite e all’interno della Riserva Naturale Bosco Finestrelle adiacente ai nostri terreni.
– Quali sono per voi le tre regole d’oro per un buon vino?
Siamo convinti che le tre regole d’oro siano riscontrabili nelle fasi della filiera produttiva del vino.
Prima fra tutte è il rispetto della pianta nel suo ciclo di vita annuale, e del mezzo in cui vive, ovvero il terreno, intervenendovi il minor numero di volte.
La seconda regola riguarda la cura della materia prima e delle fasi di vinificazione in cantina, riducendo al minimo i fattori di stress sia durante la raccolta manuale che il trasporto in cantina, e attraverso il monitoraggio costante dei parametri analitici d’interesse e delle temperature di fermentazione e dei locali.
Infine, la terza regola è quella di scegliere il giusto affinamento da destinare al prodotto finale che lo renda unico e riconoscibile.

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– Qual è il vostro rapporto con il territorio?
L’azienda sorge in una zona unica del territorio Trapanese. I nostri vigneti, infatti si estendono e diramano le proprie radici nei terreni limitrofi alla Riserva Naturale Grotta di Santa Ninfa, un vasto altopiano gessoso di notevole interesse geologico e paesaggistico. Pertanto, il nostro rapporto con il territorio è da sempre fondato sulla tutela e valorizzazione delle terre, della fauna e della flora peculiari del luogo. Crediamo infatti nella sinergia uomo-ambiente che non può che portarci all’ottenimento di prodotti che riflettano il territorio e possano diventarne un’icona.
– Qual è secondo voi l’etichetta che più rappresenta la vostra azienda? E perché?
Sicuramente l’etichetta che riporta il nostro logo in rilievo e che viene utilizzata in colorazione oro per il Viognier e in rosso per il Syrah è quella a cui siamo maggiormente legati perché porta in seno le emozioni che ci hanno guidato nel processo di brand identity. Il simbolismo associato al nostro prodotto omaggia la storia del territorio dove tutto ebbe inizio, le pendici del monte Finestrelle e il Castello di Rampinzeri, che affonda le sue radici nei primi anni mille ad opera dei saraceni.
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