– Perché avete deciso di intraprendere questa esperienza? Da dove proviene la vostra passione per il vino? Quali sono le origini della vostra azienda?
Quasi due decenni fa mi fu chiesto di prendere la guida di questa cooperativa e ovviamente la decisione non è stata presa a cuor leggero sapendo l’importanza dell’azienda che andavo a rappresentare.
La passione per il vino è innata in me anche perché provengo da una famiglia che ho sempre avuto una cantina che produceva sia livello familiare che per la commercializzazione al privato quindi non è stato difficile proseguire in questo strada.
Le origini della cantina Cooperativa risalgono al 1928 e come tutte le cooperative nascono sempre da un piccolo gruppo di produttori che si mettono insieme per riuscire a ottenere il massimo risultato economico del mercato nella commercializzazione non più delle uve ma del vino o imbottiglio o sfuso quindi andando a chiudere quel cerchio che io definisco magico dalla produzione al consumatore quello che la cooperativa ha sempre fatto fino dalle sue origini.
– Cosa significa per voi gestire un’azienda come la vostra?
Gestire la cantina di Quistello e la fattispecie una cooperativa vuol dire gestire una comunità di produttori gestire un’economia dell’area e gestire anche la territorialità in cui viene prodotto un vino sicuramente richiede un grande impegno e obiettivi molto chiari su cosa fare per ottenere la massima redditività dai prodotti commercializzati.
– Come nasce il vostro vino? Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
Più di parlare come nasce un vino credo che si può parlare di come nasce la viticoltura del nostro territorio, è da secoli che è presente se ne parla dall’epoca dei romani di questi territori molto fertili e fecondi per la produzione di derrate alimentari tra cui il vino ,nella zona dell’Oltrepò mantovano.
L’approccio della produzione è l’innovazione nella tradizione quindi utilizzare tecniche innovative che però non vadano a ledere quella che è la tradizione del prodotto quindi tutto fatto in funzione di mantenere il prodotto più integro possibile per tramandarlo alle generazioni future come è stato lasciato a noi.
– Se dovesse scegliere due parole chiave per descrivere i vostri prodotti, quali sarebbero?
Identificativi e irripetibili.
– Quali sono secondo voi le caratteristiche principali dei vostri vini?
Più che caratteristiche io parlerei di identità di un prodotto. La caratteristica principale che ci contraddistingue è aver recuperato un vitigno che stava scomparendo il GRAPPELLO RUBERTI che oggi tanti ci invidiano ma che è frutto di una lunga ricerca fatta negli anni e dalla costanza nel voler raggiungere determinati obiettivi oggi quando si parla di Cantina di Quistello si parla di GRAPPELLO RUBERTI o viceversa.
Un’uva recuperata che oggi è definito il genitore di tutta la famiglia dei Lambruschi, che ci permette di ottenere prodotti che ovviamente rimangono in questa categoria però sostanzialmente sono diversi, da tutto quello che oggi conosce del mondo lambrusco quindi credo che questo sia la differenza che fa il vino prodotto della cantina di Quistello a differenza di altri e di altre zone produttive.
– Qual è il vostro rapporto con il territorio?
Non siamo parte di questo territorio dell’Oltrepò mantovano, quindi ci identifichiamo proprio nel territorio siamo molto in simbiosi e ne rappresentiamo anche una parte importante.
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