– Da dove proviene la scelta del nome della vostra azienda? Il vostro logo ha un significato in particolare?
L’azienda è stata fondata nel 1964 dai fratelli Nerio, Vittorio e Sergio Mingazzini. Il logo rappresenta un bicchiere con il piede rovesciato che ricorda il vino mentre viene versato richiamando una “m” (per Mingazzini) stilizzata.
– Quali sono le origini dell’azienda, e quale è stato il vostro percorso che vi ha portato a dove siete ora?
I tre fratelli Mingazzini, agricoltori e viticoltori sulle colline di Dozza Imolese, nel 1964 si sono trasferiti a Medicina nella pianura bolognese dove hanno avviato la prima piccola “bottega di produzione”- La scelta di avviare l’attività di lavorazione e produzione in pianura era dettata dall’esigenza di essere più comoda e più vicina ai principali centri abitati e alla città di Bologna, dove stavano nascendo diverse realtà di ristorazione e di negozi alimentari al dettaglio.
Nel 1970, essendo aumentata la mole di lavoro, è stato deciso di trasferirsi in una struttura più grande, sempre a Medicina, dove attualmente è collocata l’azienda e dove a metà degli anni 70, prima azienda dell’Emilia Romagna, è stata installata la prima di linea di autoclavi a temperatura controllata per la lavorazione dei vini frizzanti, che tuttora sono tra i più richiesti e consumati nella nostra regione.
I tempi sono cambiati e hanno segnato un grande cambiamento anche nelle modalità di consumo e di attenzione al vino. Nonostante il calo dei consumi, l’azienda ha comunque saputo tenere il passo delle evoluzioni del mercato, riadeguandosi nel target di clientela e ponendo una particolare attenzione alla “customer satisfaction” attraverso un approccio diretto anche con il cliente finale e un prodotto che sia il più possibile di ottima qualità sia in termini di gradevolezza che di salute.
– Quali sono le caratteristiche di unicità che contraddistinguono i vostri prodotti?
La caratteristica principale dei nostri vini è certamente data dalla capacità di mantenere uno standard di qualità assoluta nel tempo grazie alla possibilità di scegliere i migliori raccolti di ogni agricoltore, circa una decina, con cui da inizio anni 80, abbiamo cominciato a lavorare. Negli ultimi 40 anni, il rapporto con i viticoltori si è rafforzato ed è evoluto ulteriormente collaborando a stretto gomito con il nostro enologo che segue il ciclo completo, dalla lavorazione in vigna alla bottiglia confezionata.
In questo modo riusciamo sempre ad assicurare al consumatore finale un prodotto il più naturale possibile, lavorato con bassi solfiti che è una delle caratteristiche principali dei nostri prodotti e motivo per cui ci scelgono.
Il basso contenuto di solfiti consente di garantire un prodotto più digeribile a chi lo beve e che non causa fastidiosi mal di testa. Questa nostra peculiarità ci porta a grandi soddisfazioni ed è una delle prerogative che assolutamente intendiamo mantenere.
– Se doveste raccontare i vostri vini a chi non li ha mai assaggiati, come li descrivereste?
In 3 aggettivi: puliti perché con solfiti bassissimi, autentici in quanto non troppo lavorati o raffinati, autoctoni in quanto rispecchiano pienamente le caratteristiche delle uve del nostro territorio.
– Qual è il consumatore tipo di riferimento della vostra azienda? A chi si rivolge il vostro vino?
Il nostro è il cliente che cerca un vino facile alla beva, in un giusto mix di leggerezza e complessità ma comunque un vino elegante e raffinato. Alcuni dei nostri vini, come il Tajgete Sangiovese Superiore Riserva o l’Aljmede Cabernet Sauvignon o infine anche il 55 Romagna Albana Passito possono essere addirittura vini da meditazione per il naso particolarmente interessante e il calore che trasmettono al palato, mai troppo legnosi o tannici ma sempre rotondi. Uno dei vini quest’anno più richiesti e venduti è sicuramente il Cinquantacinque Romagna Alba Secco DOCG, un vino elegante, strutturato, per palati certamente raffinati che nasce da una vendemmia tardiva e tre mesi di criomacerazione. La sua complessità e l’elevatio grado alcolico nonostante sia un bianco deriva proprio dalla vendemmia tardiva e dal fatto che è l’unico vino bianco che contiene tannini come un rosso.
Il nostro prodotto si rivolge principalmente al consumatore finale con la vendita diretta o attraverso l’enoteca e il ristorante.
– Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
La raccolta di svolge prevalentemente a mano, per scegliere in modo più accurato i grappoli migliori e non rovinare gli acini. In cantina, negli ultimi anni sono state adottate tecniche di lavorazione sicuramente innovative soprattutto nel passaggio della filtrazione attraverso un metodo tradizionale a farina fossile per rendere più brillante il vino e un nuovo impianto di microfiltrazione per eliminare tutti i possibili micro-organismi che possono intaccare il vino.
– Quali sono i canali di vendita utilizzate per raggiungere i vostri clienti? Quali strategie avete adottato in questo momento di emergenza sanitaria?
Ho.Re.Ca., GDO solo per una piccola linea dedicata di prodotti, Vendita Diretta al Consumatore Finale. Abbiamo rafforzato la vendita diretta al Privato attraverso azioni sui Social Market e prossimamente sarà online il nostro primo sito E-Commerce.
– Organizzate visite in cantina per appassionati? Se sì, cosa prevedono?
Organizziamo Degustazioni su Prenotazione, con visita in cantina illustrando le attività che vengono svolte per arrivare al prodotto finito.
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