Fondata nel 1951 da 200 soci,la Cantina di Casorzo è una sintesi perfetta di tradizione,terroir e moderne tecnologie.Oggi 45 soci conferiscono la totalità delleloro uve. Racchiude inoltre la sintesi dei mutamenti sociali intercorsi nel Monferrato poiché esiste grazie alla fatica e la tenacia dei soci fondatori ed è simbolo di come le tecnologie di vinificazione si siano evolute negli ultimi anni,si pensi che la prima vendemmia fu nel 1954.200Ha di vigneti che presentano le migliori denominazioni d’origine,punta di diamante la Malvasia,D.O.C. dal 1968.Si producono 450.000 bottiglie annue da 20.000 q d’uva conferita. I conferitori della cantina aderiscono volontariamente a S.Q.N.P.I. che prevede l’utilizzo di metodi e mezzi volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche e a razionalizzare la fertilizzazione. La finalità principale è quella di coniugare tecniche compatibili con la tutela dell’ambiente,garantendo la salute degli operatori agricoli e dei consumatori con le esigenze tecnico-economiche dei moderni sistemi produttivi.Inoltre da 12 anni si usufruisce di un impianto di fitodepurazione e di un sistema di pannelli fotovoltaici,possedendo macchinari a corrente elettrica.
– Da dove proviene la scelta del nome della vostra azienda? Il vostro logo ha un significato in particolare?
La nostra è nata come una realtà vocata al locale, era la “cantina del popolo”, la Cantina Sociale di Casorzo che raccoglieva tutte le uve dei viticoltori del posto.Il nostro logo è nato anni fa, volutamente ricalcando un po’ quelli che sono i tratti dello stemma del Comune di Casorzo
– Quali sono le origini dell’azienda, e quale è stato il vostro percorso che vi ha portato a dove siete ora?
La nostra realtà è nata quasi 70 anni fa, all’inizio nel 1951 erano 200 i soci fondatori, ad oggi siamo arrivati a 40.
Vi chiederete come mai questa diminuzione?! ecco questa situazione, com’è prevedibile è data dal fatto che i tempi – da 70 anni fa – sono cambiati, c’è sempre stato maggior bisogno di innovazioni e adeguamneti per poter “restare in gioco” così purtroppo i soci che non condividevano o non si reputavano all’altezza di sposare determinate decisioni ci hanno abbandonato. Questo ridursi della compagine sociale non pensiamo sia stato un grosso danno, ci ha anzi resi più snelli – soprattutto nella definizioni di percorsi e strade da intraprendere – che si traducono in decisioni. Ci siamo aperti al “mondo” arrivando in America, Olanda, Inghilterra, Polonia, Balcani e perfino in Oriente. In questo momento è in carica il decimo Presidente della storia della cantina: Luigi Botto che senz’altro ha introdotto delle novità e ha “svecchiato” un po’ quella che era la “vecchia Canina Sociale” riuscendo ad avvicinare anche un pubblico più giovane rispetto al passato.
– Quali sono le caratteristiche di unicità che contraddistinguono i vostri prodotti?
La tradizione. Vero è che tante cose sono state cambiate e rinnovate ma l’essenza dei nostri prodotti è proprio la tradizione e soprattutto l’amore, che i viticultori coltivano tutto l’anno nei vigneti tra i filari e una volta conferite le uve in cantina pretendono che quell’amore e quella cura venga mantenuta anche durante tutto il processo di lavorazione. In questa cura si coglie la vera essenza della mutualità prevalente sulla quale si basa la nostra cooperativa. Chiamiamolo pure “terroir”
– Se doveste raccontare i vostri vini a chi non li ha mai assaggiati, come li descrivereste?
Passione. Il nostro team lavora con solerzia tutto l’anno tra un travaso, una filtrazione e un imbottigliamento, certo si potrebbe pensare che tutto ciò è fatto solo nel nostro interesse dato che è tutto finalizzato alla vendita. Vi dico senza ogni ombra di dubbio che non è proprio TUTTO finalizzato alla vendita, dovreste vedere la contentezza negli occhi dei nostri cantinieri ogni qualvolta gli si comunica la vincita in qualunque competizione, quella è passione per il proprio lavoro e per forza di cosa i nostri prodotti sono intrisi di passione.
– Qual è il consumatore tipo di riferimento della vostra azienda? A chi si rivolge il vostro vino?
Fino a qualche anno fa il nostro cliente-tipo è stata la fascia dai 50/60 anni in poi, da qualche anno notiamo che la nuova fascia di clientela è quella che va dai 30 anni in su. Non nascondiamo il desiderio di voler aprire il nostro audience anche ai clienti più giovani
– Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
Il nostro è un mix, tradizionale sui rossi – leggermente più innovativo su bianchi e malvasia
– Quali sono i canali di vendita utilizzate per raggiungere i vostri clienti? Quali strategie avete adottato in questo momento di emergenza sanitaria?
Oramai l’online: Amazon, e altri minori – qualcosa in piccoli supermercati e negozi di prossimità – enoteche e pochissimo in Ho.re.Ca
– Organizzate visite in cantina per appassionati? Se sì, cosa prevedono?
Come indicato sul nostro sito, organizziamo delle visite in cantina e talvolta anche dei piccoli eventi, dove cerchiamo di far vivere all’ospite un esperienza a 360° conducendo ogni visitatore nei meandri della cantina, tra le macchine e le autoclavi, facendo assaggiare anche dei campioni dalle vasche. Organizziamo anche dei piccoli eventi in vigneto. Purtroppo in questo momento è ovviamente tutto sospeso, speriamo di riprendere presto.
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