– Perchè avete deciso di intraprendere questa esperienza? Da dove proviene la vostra passione per il vino? Quali sono le origini della vostra azienda?
La nostra storia inizia nel 1983, anno in cui 4 famiglie di provenienza diversa, tra cui la famiglia Miyakawa, decidono di acquistare la Bulichella. Il progetto iniziale è di vivere un’esperienza di vita in armonia con il tessuto sociale locale e con l’ambiente circostante.
Si fa quindi la scelta, pionieristica all’epoca, di condurre l’azienda secondo la filosofia dell’agricoltura biologica. Otteniamo la certfificazione bio per primi nel territorio e tra i primi in Italia. Produciamo vino e olio extravergine di oliva continuando le coltivazioni che tradizionalmente si facevano in azienda, aiutati, nella scelta, dalla vocazione dei terreni aziendali per queste colture.
Nel 1999 Hideyuki Miyakawa e la moglie Marisa Bassano diventano gli unici proprietari della tenuta, dove insieme ai figli realizzano vini di pregio e si impegnano nella promozione del territorio insieme al Consorzio Val Di Cornia fino al riconoscimento della DOCG Suvereto, ottenuta nel 2012. L’impegno ora continua con il Consorzio di Tutela DOP Suvereto e Val di Cornia Wine.
– Quali sono secondo voi le caratteristiche principali dei vostri vini?
I nostri vini prima di tutto rispecchiano le caratteristiche del territorio e del vitigno. Altre caratteristiche dei nostri vini sono la freschezza di beva, la sapidità, i colori brillanti. Tutte caratteristiche che si mantengono nel tempo.
– Qual è il futuro della vostra cantina? Avete già dei progetti in mente?
Il futuro della nostra cantina lo immaginiamo grazie al nutrito numero di nipoti di Hideyuki e Marisa: c’è già chi sta incominciando a lavorare in azienda, ovviamente nel solco della filosofia dei nonni (rispetto delle persone e della natura nella ricerca della qualità), ma con idee sempre nuove che sicuramente verranno apportate nella conduzione dell’azienda.
– Quali sono le sensazioni che volete trasmettere ai consumatori attraverso le vostre etichette?
Le nostre etichette nate dalla fantasia del nipote di Hideyuki (Orso Miyakawa), vogliono raccontare la famiglia e i suoi rapporti con il territorio e la sua storia. L’attenzione al dettaglio nella realizzazione delle stesse, riflette l’alta qualità del prodotto che si trova all’interno della bottiglia. Sicuramente una sintesi della cultura giapponese da una parte e di quella italiana dall’altra, per molte cose affini e per altre agli antipodi.
– Come si posiziona oggi il vostro vino? Siete più orientati al mercato nazionale o a quello internazionale?
Cerchiamo di mantenere un equilibrio tra il mercato nazionale e quello estero. Diciamo che oscilliamo tra il 50% Italia e 50% estero e il 40% Italia e 60% estero.
Ovviamente le ragioni sono strategiche: meglio evitare dipendenze dall’una o dall’altra parte. Covid docet!
– Qual è secondo voi l’etichetta che più rappresenta la vostra azienda? E perchè?
Molti identificano la Bulichella con Hide, il Syrah. Il vino del fondatore, che porta il suo nome e che forse, involontariamente, a causa del significato derivante da una lettura all’inglese lo rende ancora più affascinante.
Ma anche altre etichette sono molto rappresentative: ad esempio il Tuscanio bianco, vermentino in purezza, è molto rappresentativo delle nostre caratteristiche pedoclimatiche. Così come il Montecristo e il Coldipietrerosse rappresentano ottimamente il territorio nella produzione dei vini rossi.
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