– Come è nata la tua passione per questo settore?
Essendo italiano la passione per il vino dovrebbe accompagnarti fin dalla nascita. Purtroppo in Italia ancora manca quella cultura che ti porta ad apprezzare il vino nella sua interezza, si punta molto spesso al brand oppure al prezzo. La passione per il vino è sempre stata dentro di me ma quando ho avuto modo di produrlo direttamente partendo dal vigneto fino all’imbottigliamento la passione è stata accompagnata anche da soddisfazione, sacrificio, notti insonni e gioie immense. La mia storia è un po’ particolare perché in realtà ho fatto il grafico pubblicitario per anni nella città di Milano, poi un giorno mio suocero, originario del comune di Camerota nella provincia di Salerno, per motivi di salute chiese ai giovani della famiglia se potesse esserci interesse a portare avanti l’attività che lui aveva creato. Lui era un ginecologo ma con la passione del vino. L’unico a farsi avanti sono stato io, è stato un salto nel vuoto ma le sfide mi piacciono perché ti permettono di valutare le proprie capacità e soprattutto mettersi in gioco. Una sfida ardua comunque! Ora mi trovo a gestire un’azienda ma con la famiglia che vive a Milano. Se ancora produco vino è perché il pubblico apprezza i miei prodotti ma soprattutto la mia filosofia. Mi piacerebbe essere da esempio soprattutto ai giovani che spesso disprezzano il lavoro sulla terra, anzi credo ci sia bisogno di menti giovani che riescano ad apportare idee innovative.
– Quali strumenti utilizzi per promuovere e distribuire i tuoi prodotti?
In un mondo dove le regole sono dettate dai social la promozione non può non avvenire attraverso questo potente strumento chiamato internet. Quello però su cui sto puntando molto è il contatto diretto con il consumatore finale. Il turismo credo che sia l’acquirente più potente, alte marginalità ma soprattutto condivisione di idee. Uso i social per invogliare le persone a venire da noi e una volta raggiunto l’obiettivo cerco di far vivere ai miei ospiti un’esperienza importante, ricca di informazioni che lasci qualcosa nel loro cuore e nelle loro menti. Ho capito che quando si ha la possibilità di vivere direttamente tutto il processo che porta al prodotto finito l’acquisto diventa consapevole. Si acquista una storia, un’emozione una sensazione e non più una bottiglia di vino.
Poi si incontrano agenti, sommelier, distributori e il resto lo lascio immaginare a voi!
– Come descriveresti l’annata 2023?
Molto difficile rispondere a questa domanda. Dipende dai punti di vista. Se guardo gli altri produttori posso dire che la mia è stata un’ottima annata. Non ho avuto problemi di peronospera nonostante il meteo avverso e soprattutto senza usare prodotti chimici invasivi. Per quanto riguarda la quantità ho avuto un calo del 30% ma la qualità delle uve è stata davvero ottima. Quindi tirando le somme posso dirmi soddisfatto. Credo che la mia fortuna sia stata anche dovuta al fatto che il mio vigneto è circondato da ulivi secolari, quindi molto riparato, e allo stesso tempo non ci sono altri vigneti nei dintorni che potrebbero trasmettere malattie.
– Da dove provengono i nomi delle tue etichette e a cosa si ispirano le immagini presenti su di esse?
I nomi delle etichette sono tutti stati creati da mio suocero, tranne il rosato che è una mia creatura.
Se devo essere sincero ne ricordo solo alcuni: CARACEA (falanghina) è un’alga preistorica; il vigneto che si trova a 400 metri sul livello del mare è pieno di reperti fossili marini e la caracea è un’antica alga marina. NOTARIUS (aglianico), il papà di mio suocero era un notaio. PAESTUM (paestum rosso), siamo a circa quaranta km da Paestum un sito archeologico molto importante e soprattutto molto bello. Potete capire quanto mio suocero fosse legato alla cultura greca e alla lingua latina. Il rosato invece (RONNORà) l’ho creato io. Il nome non è altro che il modo con cui viene chiamato mio suocero nel suo paese. Qui spesso si usa mettere davanti al nome di una persona importante DON mentre se è donna DONNA. Mio suocero si chiama Orazio e quindi Don Orazio ma in dialetto si dice RONNORà. Da qui potete dedurre che DonnaClara esista in onore di una donna. Indovinate voi chi potrebbe essere.
Le etichette sono un capitolo a parte perché dopo un anno dall’inizio della mia attività, da buon grafico pubblicitario ho completamente stravolto la brand identity aziendale. Ho lavorato molto sul concetto che rappresentasse al meglio quello che stavo facendo. Ogni vino presenta una tipologia di onda diversa che dovrebbe rappresentare la sensazione che si ha quando si degusta quel vino. La barca sono io, sono partito senza nessuna conoscenza inconsapevole di cosa avrei dovuto affrontare ma determinato nel caso di mare mosso, felice e spensierato in caso di mare calmo. È un po’ come quando si decide di affrontare veramente la vita.
– Raccontaci del nuovo progetto a cui state lavorando.
Di progetti nella mia testa ce ne sono davvero tanti che non sono legati direttamente al vino. Pur essendo il vino il mio principale business cerco di creare attività che possano ruotarci attorno. Sono un musicista ed un artista e quindi spesso organizzo jam session che coinvolgono diversi musicisti della zona e allo stesso tempo tutti i quadri che riesco a dipingere li appendo nella cantina. Il mio sogno sarebbe quello di poter suonare direttamente nella mia cantina circondati da opere mie e di chiunque abbia il desiderio di esporre la propria arte. Il tutto sempre accompagnato da un buon calice di vino. Il coinvolgimento di tutti coloro che vengono da noi per degustare sarebbe veramente immersivo. Ce la farò a costo di dormire 2 ore per notte.
– Perchè hai deciso di partecipare a BWS e cosa ti aspetti da questa esperienza?
Perché è una cosa nuova per me e quindi mi stimola. Poi mi piace la piazza di Milano, le persone sono interessate, appassionate, hanno voglia di scoprire cose nuove. Da Best Wine Stars mi aspetto una buona organizzazione, un trattamento equo e la possibilità di incontrare persone interessanti. La possibilità di poter far degustare e poi vendere direttamente il prodotto credo dia una maggiore possibilità ai produttori. Vorrei che ci fossero tanti piccoli produttori che non siano presenti solo per vendere i propri prodotti ma che abbiano delle idee da condividere e storie da raccontare.
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