– Da dove proviene la scelta del nome della vostra azienda? Il vostro logo ha un significato in particolare?
Tenute Guardasole prende spunto dalla Cascina Guardasole (non di nostra proprietà) che si trova a valle dei vigneti più vocati dell’azienda e che per antonomasia è esposta a pieno sud.
Il logo in particolare vuole esprimere il legame tra il vino e il nome “Guardasole”: raffigura un sole all’interno del quale un calice di vino riproduce un orizzonte che fa pensare ad uno sguardo in profondità (Guarda–Sole)
– Quali sono le origini dell’azienda, e quale è stato il vostro percorso che vi ha portato a dove siete ora?
Abbiamo vigneti di proprietà dal 1950, anno in cui mio nonno materno decise di utilizzare i risparmi di una vita di lavoro (destinati all’acquisto di una casa) per acquistare un vigneto nella zona più vocata della denominazione. Dico spesso che “non abbiamo mai avuto una bella casa ma abbiamo sempre bevuto bene!”. Queste vigne però sono sempre state coltivate in ambito famigliare senza che ci fosse alle spalle una azienda agricola.
Dopo la scuola tecnica agraria e una laurea in marketing che mi ha portato a vivere in città per qualche anno lavorando nel mondo della comunicazione per importanti agenzie multinazionali, ho deciso che preferivo tornare tra i miei boschi e dedicare più tempo a quel vigneto che mi attraeva tutti i weekend. Così, dopo essermi licenziato e aver detto addio al cemento di Milano, nel 2009 ho dato vita a Tenute Guardasole estirpando e rimodellando il vigneto di famiglia. Abbiamo reimpiantato le viti con le precise percentuali dei vitigni della denominazione Boca e negli anni a seguire, ottenendo la certificazione Biologica, abbiamo acquistato piccoli vecchi vigneti e nuovi terreni impiantandoli sempre a base nebbiolo e vespolina.
– Quali sono le caratteristiche di unicità che contraddistinguono i vostri prodotti?
Possedere vigneti i cui terreni appartengono ad un Supervulcano esploso 280 milioni di anni fa, ci permette di avere caratteristiche del suolo e di mineralità uniche, forse a livello mondiale.
Inoltre gli appezzamenti sono inseriti nell’area protetta del Parco Naturale del Monte Fenera dove tutto è rimasto fedele alla storia e alla ruralità che lo caratterizza.
La certificazione Biologica, sia in vigneto che in cantina, rafforza il legame tra l’unicità dell’ambiente e il prodotto finale, che vinifichiamo solamente assecondando ciò che ci offre l’andamento climatico delle diverse annate.
– Se doveste raccontare i vostri vini a chi non li ha mai assaggiati, come li descrivereste?
Se dovessimo usare qualche aggettivo per descrivere i nostri vini potremmo utilizzare i termini genuini e volutamente territoriali. Genuini in quanto come azienda biologica non utilizziamo alcun prodotto di sintesi chimica. Territoriali perché abbiamo la fortuna di avere un suolo che da solo conferisce la massima espressività al vitigno nebbiolo, che qui fa da padrone.
– Qual è il consumatore tipo di riferimento della vostra azienda? A chi si rivolge il vostro vino?
Il consumatore tipo è il vero amante del nebbiolo che cerca una valida alternativa a prodotti più famosi e “internazionali” (come potrebbero essere ad esempio i vini delle Langhe). Spesso siamo contattati da consumatori decisamente preparati ed esigenti proprio perché desiderano un prodotto di nicchia ma allo stesso tempo di elevata qualità. Si pensi che la tutta la denominazione Boca DOC non copre nemmeno 30 ettari, la dimensione quasi media di una azienda in Basso Piemonte. Ovviamente una percentuale dei nostri clienti ha una propensione al mondo Bio.
Ci rivolgiamo a queste tipologie di consumatori, dando massima priorità all’aspetto qualitativo dei nostri prodotti.
– Avete un approccio alla produzione più tradizionale o utilizzate tecniche innovative?
I nostri vini sono “modernamente legati alla tradizione” nel senso in cui cerchiamo di avvalerci di tecnologie attuali senza però tralasciare ciò che è stato costruito in queste zone nel passato, che poi è il motivo grazie al quale i nostri vini vengono apprezzati.
– Quali sono i canali di vendita utilizzati per raggiungere i vostri clienti? Quali strategie avete adottato in questo momento di emergenza sanitaria?
Vendiamo attraverso i canali convenzionali ovvero visite in cantina, distributori e contatti diretti con il mondo Horeca oltre ad eventi nazionali e internazionali che ci supportano in particolar modo sul mercato estero.
Durante l’emergenza sanitaria stiamo cercando di sostenere il mercato rivolto al consumatore finale sfruttando i canali social e web in generale. Tuttavia il mondo della ristorazione è fermo e di conseguenza i volumi purtroppo non sono importanti.
– Organizzate visite in cantina per appassionati? Se sì, cosa prevedono?
Ricevere ospiti in cantina è sempre un piacere. Abitualmente cerchiamo di dedicare tutto il tempo necessario per soddisfare le curiosità del cliente. Si visitano i vigneti e spesso si fanno assaggi anche dalle botti in modo da offrire una panoramica ampia sul passato e sul futuro. Generalmente i nostri visitatori diventano nostri clienti.
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