– Quali sono le peculiarità e le caratteristiche più significative della tua produzione?
Mi piace definirli vini artigianali. Naturali ultimamente crea confusione e dibattiti. Io cerco di intervenire il meno possibile sia in vigna che in cantina. Le fermentazioni sono spontanee ed in vigna pratico agricoltura biologica con l’aggiunta di alcune pratiche biodinamiche. Non mi piace però darmi etichette. Lavoro come penso sia giusto fare e come mi piace fare. Credo che i miei vini rispecchino tutto questo.
– Perchè hai deciso di partecipare a BWS e cosa ti aspetti da questa esperienza?
Sono all’inizio di questo “folle” progetto. Mi sto impegnando tantissimo e credo che possa essere un lungo viaggio. È fondamentale iniziare a farsi conoscere e soprattutto far conoscere i miei prodotti. La poesia e il progetto sono bellissimi. Ma l’azienda deve diventare sostenibile quanto prima per rendere tutto questo sogno realtà. Spero quindi di prendere contatti ed aumentare le vendite.
– Quali sono i punti di forza che ritroviamo nei vini/negli spirits della tua azienda valorizzate dal tuo territorio?
Sicuramente sono vini veri, sinceri. Questo modo di lavorare, a mio avviso, riflette perfettamente le caratteristiche del vitigno, del territorio e dell’annata.
– Raccontaci del nuovo progetto a cui state lavorando.
Questo folle viaggio inizia per me nel 2022 dopo essermi licenziato da lavoratore dipendente. Quindi per me questo progetto è in continua evoluzione e ogni anno devo “combattere” con le 1000 idee che ho in testa e quelle che effettivamente sono realizzabili. L’idea è sicuramente quella di un organismo agricolo ampio e complesso. Già oggi la produzione di vino è accompagnata da quella dell’olio. Un domani spero possa esserci molto di più e soprattutto una piccola struttura ricettiva dove poter accogliere ospiti in maniera semplice e vera per fargli vivere delle giornate un po’ Spensierè, come il mio primo vino.
– Come è nata la tua passione per questo settore?
Non saprei dire “come”, anzi, ancora oggi me lo chiedo. Sicuramente è nata tanti anni fa. Ricordo ancora che a 18 anni appena presa la patente, il mio primo viaggio con Giulia, la mia compagna, fu proprio andare in Toscana per cantine (tutti gli amici andavano a Rimini-Riccione a far festa… quindi forse già all’epoca non ero tanto a posto 😊). Da quella volta tutti gli anni organizzavamo queste vacanze a tema. Poi i 3 anni corso AIS. E Poi l’orto del Nonno, credo sia stato proprio quello il collegamento tra la bottiglia di vino e la terra.
– Quali strumenti utilizzi per promuovere e distribuire i tuoi prodotti?
Essendo agli inizi e, non mi vergogno a dirlo, con capacità economiche limitate, mi occupo personalmente anche di quello. Quindi vado in giro a proporre il mio vino, racconto la mia storia ed ho iniziato a partecipare a qualche fiera, mercato, evento. Anche Instagram cerco di utilizzarlo, compatibilmente con i mille impegni, però cerco di fare anche lì una comunicazione schietta e sincera. Sto lavorando anche al sito internet, a breve uscirà.
– In quali regioni italiane e in quali nazioni possiamo trovare le tue etichette?
Eh magari Nazioni. Per il momento è solo in Emilia Romagna e Toscana.
– Qual è la filosofia e la mission delle tua azienda?
Sicuramente dall’orto del Nonno ho capito quanto sia importante la cura della terra dalla quale nascono poi i frutti che coltiviamo. I pomodori del nonno erano sempre più buoni di quelli che compravo da un’altra parte. Le fave erano così croccanti e ricche di sapore che le mangiavo crude senza neanche il bisogno di condirle. E i cetrioli, a morsi, non c’era bisogno neanche di sbucciarli perché la buccia non era amara e soprattutto eri tranquillo che non ci fosse stato spruzzato nulla di non salutare sopra. Ecco… voglio fare vino così.
– Come descriveresti l’annata 2024?
Difficilissima. Ho preso una breve, ma intensa, grandinata proprio a Giugno. Ha compromesso gran parte del raccolto. Anche psicologicamente non è facile dopo che lavori un anno intero in quel vigneto. Facendo solo raccolta a mano, in cassette, abbiamo selezionato solo l’uva bella per portare in cantina solo i grappoli migliori e sani. Abbiamo vinificato meno della metà dello scorso anno per questa scelta. Ma devo dire che in cantina è andato tutto perfettamente e sto assaggiando il vino costantemente… non dico nulla… ma wow. Potrebbe realizzarsi il detto “poco ma moooolto buono”. Incrociamo le dita.
– Descrivici il profilo del tuo consumatore tipo e qual è l’etichetta più apprezzata da questa categoria di clienti.
Devo dire che non c’è un consumatore tipo. Le tre etichette, e quindi le tre tipologie di vino, seppur partendo sempre dallo stesso vitigno Sangiovese, sono molto diversi tra loro. Lo Spensierè per esempio riesce a coprire tutta la fascia dell’aperitivo con piadina affettati e formaggi fino ad un primo di pesce o addirittura un fritto. Il Baracòn è il vino della tavolata con amici, del BBQ della domenica, della convivialità e della festa. Mentre Altrove è il vino più romantico e forse più rappresentativo dell’azienda… pranzo, cena o dopocena in due a suon di chiacchiere, calici e sorrisi.
– Da dove provengono i nomi delle tue etichette e a cosa si ispirano le immagini presenti su di esse?
L’idea è quella di rappresentare, con le etichette, tre fasi della giornata. Sono tre Sangiovesi completamente diversi tra loro. Come fossero tre fratelli, diversi, ma con la stessa mamma. I nomi invece vogliono proprio essere in linea con quel vino e, in un certo senso, iniziare già a raccontarlo.
Spensierè, il vino della fase aperitivo. Il sole è ancora alto nel cielo ma i colori iniziano a virare verso il rosa. Il vino è un rosè frizzante. C’è il palazzo di Bertinoro e c’è lo spungone su cui è seduto il ragazzo.
Baracòn, solo bottiglie magnum, il vino della festa, della convivialità, della baracca. Dedicato al nonno, Baracòn era il suo soprannome. La fase è quella del tramonto, è il momento della cena, una bella tavolata con amici e parenti.
Altrove, è il vino romantico. La fase è quella del sole che ha lasciato il posto alla luna. Ci si rilassa, si pensa, si sorride. È una storia di collina che si intreccia con l’emozione del mare. Una storia che ti lascia dubbi ma che ti emoziona.
– Quali sono i premi e i riconoscimenti che la tua azienda ha ricevuto nel corso degli anni?
Come dicevo sono all’inizio, anche se qualche piccola soddisfazione è già arrivata.
Spensierè ha vinto il premio come miglior rosso della serata in un evento a Bertinoro con la Strada dei Vini e dei Sapori e nel 2024 la sindaca di Bertinoro mi ha premiato come nuovo Vignaiuolo dell’anno. Piccole soddisfazioni ma che per me vogliono dire molto.
– Cosa ti aspetti dall’annata 2025?
Come dicevo prima per me adesso l’importante è riuscire a rendere questo progetto sostenibile. Sicuramente devo continuare a fare bene lato produzione ma ora diventa altrettanto importante riuscire a vendere il vino. Spero quindi di riuscire ad aumentare progressivamente le vendite, acquisire nuovi clienti ed aprire a mercati più ampi che possano essere duraturi. Il progetto è ampio e complesso ma credo che si possa fare molto bene.
Leave a reply